Figura, Kostner: «Pattinare è gioia»
La regina del ghiaccio non lascia, ma raddoppia. Dopo una stagione, quella del ritorno alle gare, più che positiva, Carolina Kostner è pronta a ripartire nella preparazione verso un’annata che promette spettacolo e pronta a culminare con i Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang 2018, in febbraio, e i Mondiali di Milano in programma a fine marzo. La campionessa delle Fiamme Azzurre si è raccontata all’Isu in un intervista che qui riproponiamo tradotta.
Hai detto che hai vissuto il tuo ritorno non come un nuovo inizio ma come la continuazione di un percorso. Quali sono le sensazioni ripensando alla scorsa stagione?
“La cosa bella è che ho provato una grande gioia. E’ difficile valutare quanto sono riuscita a fare perché non sono ripartita da dove ho lasciato: ho cambiato molte cose ed era difficile stabilire obiettivi specifici. Credo che in fondo la sfida fosse ritrovare le giuste sensazioni nell’allenamento e mettere insieme la giusta squadra. E quindi ho provato gioia ma anche un po’ di apprensione: non è stato facile tornare a provare lo stress della competizione perché si avverte sempre e ci si deve abituare, non è una cosa per cui è possibile allenarsi. Poi ho dovuto ripartire da zero dal punto di vista fisico e il corpo ha bisogno ha bisogno di un po’ di tempo per abituarsi a una certa intensità di allenamento ed evitare così gli infortuni. Considerando che ho iniziato la preparazione a settembre la stagione è stata ottima e già dagli Europei ai Mondiali sono migliorata parecchio, anche se non sono riuscita a mostrarlo a pieno durante la rassegna iridata per la tensione dell’evento. Ora mi sto concentrando per lavorare sulle mie debolezze e posso farlo bene”.
Partirai da un livello molto alto quest’anno.
“L’anno scorso abbiamo dovuto lavorare sui salti doppi mentre quest’anno possiamo farlo sui tripli, che è più divertente e più stimolante. Non è stato facile ed è servita molta pazienza, in molti momenti ho fatto fatica. Quando ti ritrovi ogni giorno per terra ti chiedi davvero: ‘E’ questa la mia strada?’. Ma è stata una mia scelta continuare, perché amo tutto questo dal profondo del mio cuore. Adoro allenarmi e avere l’opportunità di lavorare con un grande allenatore come Mishin e un coreografo come Nichol e sento di non dover dimostrare nulla a me stessa ma solo concentrarmi per imparare e tirare fuori il meglio per poi condividerlo con le persone. Noi pattinatori abbiamo questa chance di dar vita a momenti magici, come a Helsinki e Ostrava”.
Hai detto che hai avuto momenti difficili. Hai mai pensato di mollare?
“No, ma ho dovuto gestirmi per non mettermi troppa pressione addosso. Il lavoro paga sempre e ti restituisce quanto dai, forse non come volevi o come immaginavi ma questo non possiamo deciderlo noi, anche se oggi siamo ormai troppo abituati ad avere tutto e subito”.
Ora non hai alcun tipo di obbligo.
“Sì, è una bella sensazione. Decidere di ritirarmi sarà solo una mia decisione e so che questo momento prima o poi arriverà. Mia cugina Isolde (la sciatrice) una volta mi ha detto che arriverà il giorno in cui sentirò che è arrivata l’ora di fermarmi. Non lo sento ancora ma arriverà e da lì per me si aprirà un nuovo capitolo. Gareggiare e pattinare, come facciamo noi ora, è un privilegio e dobbiamo dare il massimo: le altre persone vanno in ufficio ogni giorno a lavorare mentre noi abbiamo la possibilità di emozionare la gente, viaggiare, imparare. Spero di riuscire a trasmettere questo messaggio alle generazioni più giovani perché è un qualcosa che nel passato a me è mancato. Io, come Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio o Federica Faiella e Massimo Scali abbiamo dato vita al pattinaggio italiano più o meno dal nulla. Non siamo state fortunate come lo sono le atlete russe che possono guardare a tanti grandi atleti come modelli. Io nel mio piccolo voglio passare la mia esperienza ai giovani, soprattutto alle ragazze, incoraggiandole e ricordando loro che pattinare è una gioia. Al di là dei risultati negativi, che possono capitare, ciascuno vale come persona e non cambia quello che siamo quando non gareggiamo. E’ importante dirlo perché capita che le giovani ragazze abbiano a che fare con problemi come l’anoressia o la despressione, mentre il nostro sport deve essere salutare e positivo”.
Ovviamente ci sono sempre anche momenti duri come infortuni o fallimenti.
“Per migliorare bisogna spingersi oltre i propri limiti: se provo solo quello che so già fare rimango dove sono, mentre serve comprendere che è giusto anche cadere”.
Cosa hai fatto dopo i Mondiali di Helsinki?
“Sono stata a casa. Spesso trascorro il mio tempo tra San Pietroburgo, in Russia, e Toronto, in Canada, per cui in questo periodo ne ho approfittato per stare un po’ insieme alla mia famiglia. Mio fratello Simon ha disputato i playoff di Alps Hockey League e vinto il titolo; io ho guardato molte delle sue partite. La mia famiglia mi ha dato la forza dopo che negli ultimi 2/3 anni sono accadute molte cose. Abbiamo perso le nostre nonne, per esempio, con cui siamo cresciute, e questo tempo mi è servito per ricaricarmi”.
Quanto tempo sei stata in famiglia?
“Quasi un mese, poi sono stata del tempo a Roma con le Fiamme Azzurre e a metà maggio sono venuta al training camp di Mishin a Tartu, in Estonia. In ogni caso non mi sono allontana molto dal ghiaccio perché anche a casa mi sono divertita a pattinare, non posso farne a meno. E’ stato bello rilassarsi un po’ e fare ciò che solitamente non riesco a fare, come aiutare mia mamma a cucinare o vedere in tranquillità i miei amici. Durante l’anno gli impegni sono tanti e l’agenda fittissima”.
Quale è ora il tuo piano per preparare la prossima stagione?
“Andrò al camp di Mishin a Courchevel, in Francia, e poi in Canada da Nichol: lì confermeremo la musica e vedremo se sono cambiate le regole. Da lì ci butteremo sui programmi”.
Parteciperai a qualche evento fuori dal circuito di Grand Prix nella prima metà di stagione?
“L’obiettivo è farne uno, o tre. Sto guardando ai Mondiali in Italia, come tutta la nostra squadra. Siamo pattinatori esperti e molto uniti e io sono felice di far parte di questo gruppo che mi ha riaccolta come se non me ne fossi mai andata”.
Cosa puoi dirci sui tuoi programmi?
“Non c’è ancora nulla di confermato. Sto cercando qualcosa che mi corrisponda, qualcosa di colorato, che porti gioia, perché vorrei trasmettere quello che sento sul ghiaccio. Deve essere poi una musica adatta a me, ritmo compreso. Guardando al passato, ho fatto cose tanto diverse che è difficile scegliere. Comunque penso che serva ascoltare la musica sul ghiaccio per sentire se ti spinge fino in fondo a danzare. Qualche volta ci sono brani splendidi in studio che poi invece sul ghiaccio non danno lo stesso effetto, pur piacendoti: lì allora entra in gioco l’esperienza, anche dopo qualche giorno di lavoro, come mi è già accaduto in passato. Se non funziona devi accettarlo, anche se è difficile, ma puoi cambiare e avere l’oportunità di fare passi avanti. Credo non esista una scelta perfetta ma scelte eccellenti e altre che rendono la cosa più difficile”.