Memola: “Grande vittoria ma devo e voglio migliorare. La Finale di Torino sarà una bella opportunità. E sui quadrupli…”
All’indomani della grande vittoria di Riga, Nikolaj Memola ha già messo da parte l’euforia per tornare a pensare al futuro e alle sfide che verranno. Tenace e perfezionista, tanto da sottolineare sempre quello che manca anziché quello che già c’è e si è guadagnato. Ieri, nella tappa lettone di Junior Grand Prix, il 18enne di IceLab ha conquistato – terzo azzurro di sempre in campo maschile – il primo posto assoluto in una tappa del circuito internazionale di categoria e la pressoché certa qualificazione alla Finale di dicembre al Palavela di Torino. Un successo importante per un traguardo prestigiosissimo. Il meglio, tuttavia, deve probabilmente ancora arrivare. “Ma prima c’è da lavorare e migliorare ancora tanto” ripete, come un comandamento da rispettare a tutti i costi.
Nikolaj, raccontaci le tue sensazioni dopo questa vittoria. Alla vigilia puntavi al podio. Credevi anche al successo?
“Ho approcciato molto bene la gara e dopo il corto mi sono ritrovato con un vantaggio considerevole: questo mi ha dato tranquillità per il libero. Un po’ di agitazione è rimasta comunque, anche e soprattutto per la posta in palio, e difatti ho sporcato qualche atterraggio sui salti, però ho comunque fatto abbastanza per portare a casa la vittoria. Ad ogni modo sono un filo meno soddisfatto di quanto invece raccolto a Ostrava la scorsa settimana. Ci sono tanti aspetti su cui devo e voglio migliorare: la vittoria di Riga è un punto di partenza, non di arrivo“.
Come hai vissuto l’avvicinamento alla tappa considerando che fino a pochi giorni prima la tua partecipazione non era prevista?
“Quando mi è stato comunicato che Nalbone non poteva partecipare e mi è stato proposto di prendere il suo posto, ho inizialmente reagito con scetticismo perché non sapevo se fosse una buona idea tornare subito sul ghiaccio dopo lo sforzo di Ostrava. Poi, considerato il mio stato di forma e quanto strategicamente potesse essere utile gareggiare in Lettonia, ho preso la mia decisione. In questo modo ho archiviato i miei impegni junior di questa prima parte di stagione e posso ora concentrarmi sulle competizioni Senior. E’ stato tutto inaspettato ma è calzato a pennello“.
La qualificazione a Torino è solo una formalità. Che effetto ti fa l’idea di gareggiare in casa in una finale maschile di Junior Grand Prix, unico azzurro della storia dopo Grassl?
“Rappresenta uno stimolo enorme perché per gareggiare a certi livelli sarò obbligato ad alzare l’asticella così da avvicinarmi ai migliori. È un grandissimo onore ma soprattutto una spinta dal punto di vista agonistico e sportivo. Devo concentrarmi su me stesso e sfruttare al meglio questa bellissima opportunità“.
Quanto è motivante avere un settore maschile così competitivo con, davanti a tutti, Daniel Grassl e Matteo Rizzo?
“Poter pattinare in squadra nazionale con pattinatori del calibro di Grassl e Rizzo mi aiuta molto ma cerco anche di imparare tanto guardando all’estero e ai tanti avversari delle altre scuole. Se potessi ruberei a Matteo le sue eccellenti skating skills mentre a Daniel invidio la sua eccezionale capacità nei salti, che rappresentano il suo cavallo di battaglia“.
Spiegaci la genesi dei tuoi programmi di questa stagione.
“Come sempre sono stato io a scegliere le musiche perché mi piace sentirle mie e non dover forzare nulla. Ho poi impostato io stesso anche le coreografie per definirle e migliorarle in seguito con Andrea Gilardi, che mi segue fin da quando ero bambino, e Corrado Giordani, con cui collaboro da tre anni. Per il corto ho scelto le musiche di Rachmaninov perché credo di aver finalmente raggiunto la maturità per poterle interpretare mentre per Sansone e Dalila abbiamo cercato di restare il più fedeli possibile alla storia così da poterla vivere e raccontare sul ghiaccio“.
Su cosa ti sei concentrato maggiormente negli ultimi mesi per crescere e migliorare?
“Mi sono concentrato moltissimo per creare programmi che risultassero adatti alle competizioni Senior, con un’impronta più matura, e al contempo ho lavorato tanto anche sui quadrupli perché sono un elemento necessario per raggiungere risultati importanti tra i grandi“.
Quale quadruplo al momento ti dà più sicurezze?
“Il salchow è quello che mi viene meglio; mi riescono anche toe-loop e lutz ma non sono ancora sufficientemente solidi. La prossima settimana, al Lombardia Trophy, potrei provare a inserire un quadruplo in gara ma devo prima verificare la mia condizione. Ad ogni modo, non avrò nulla da perdere“.
L’elemento tecnico invece più ostico su cui insistere?
“Le trottole sono l’elemento più complicato per via della mia statura. Proprio per questo da tempo sto facendo un lavoro mirato e sono contento che a Riga la giuria le abbia apprezzate maggiormente rispetto alle precedenti uscite. Direi che mi costano più fatica dei salti nella loro preparazione e nel percorso che serve per portarle a un livello tale da guadagnare un ottimo grado di esecuzione“.
La tua coach, Olga Romanova, è anche tua mamma. Che rapporto avete?
“Davvero ottimo. La ritengo un’enorme fortuna quella di avere una figura sempre al mio fianco, che vuole il meglio per me. Ci sono occasioni in cui emerge qualche discussione personale ma viene risolta sempre in modo molto naturale. In definitiva, avere mia mamma come coach ritengo sia un grande valore aggiunto“.
Quali sono gli obiettivi di questa stagione?
“Sicuramente fare una bella performance alle Finali di Grand Prix e puntare al podio nei Campionati Italiani. Poi, nella seconda parte di stagione, vorrei provare a guadagnarmi un posto agli Europei per puntare alla top ten mentre ai Mondiali Junior parto per centrare la top 3, anche se non va mai sottovalutata la concorrenza“.