Pista Lunga, la Nazionale in ritiro a Formia per l’inizio della preparazione. Il d.t. Marchetto: “Programma ambizioso”
Appuntamento da domani pomeriggio al Centro di Preparazione Olimpica di Formia. Riparte da qui il cammino della Nazionale italiana di pista lunga che, lasciatasi alle spalle una straordinaria stagione olimpica, inizia il percorso di preparazione in vista della stagione 2022-23.
Dieci giorni di raduno con quattordici atleti convocati agli ordini del direttore delle squadre Nazionali Maurizio Marchetto, coadiuvato dall’allenatore Matteo Anesi e con la presenza del fisioterapista Gabriele Zazzarini.
Questi gli atleti convocati: Giulia Lollobrigida (Noale Ice), Federica Maffei (Carabinieri), Maybritt Vigl (Ritten Sport), Francesco Betti (Fiamme Oro), David Bosa (Fiamme Oro), Daniele Di Stefano (Noale Ice), Davide Ghiotto (Fiamme Gialle), Riccardo Lorello (C.P. Pinè), Michele Malfatti (Fiamme Gialle), Daniel Niero (Aeronautica Militare), Mattia Peghini (C.P. Pinè), Jeffrey Rosanelli (Fiamme Gialle), Romedius Thurner (Ritten Sport) ed Alessio Trentini (V.G. Pergine). Di questi, Vigl, Betti, Lorello e Peghini si aggregheranno alla squadra a partire dal 12 giugno.
Un momento ideale, a cavallo tra il quadriennio ormai in archivio di Pechino 2022 e quello futuro in vista di Milano Cortina 2026, per condividere opinioni e impressioni con il direttore delle squadre Nazionali Maurizio Marchetto.
A mente fredda, a due mesi dal termine di un’annata sportiva tanto entusiasmante quanto estenuante, cosa le ha detto questa stagione olimpica?
“Riavvolgendo il nastro dal principio, il quadriennio 2018-22 era iniziato con premesse e prospettive di un cammino più facile di quanto non si sia poi effettivamente rivelato. Ci attendevamo un’adesione importante da parte di un maggior numero di atleti e invece abbiamo dovuto contare su risorse più limitate; oltretutto il percorso negli ultimi due anni si è fatto ancor più in salita quando qualche ragazzo per cui coltivavamo grandi ambizioni non è riuscito a rispettare le aspettative. Ecco perché già l’arrivo a questa stagione olimpica è stato difficoltoso…“.
Ma, risultati alla mano, le soddisfazioni non sono mancate.
“Assolutamente. In generale siamo consapevoli di pagare dazio in termini di numeri nel confronto con altre Nazioni e questo ci obbliga a colmare questo gap lavorando tanto e lavorare bene così da creare un connubio molto forte con i nostri atleti. I risultati ottenuti a Pechino, in questo senso, sono stati migliori di quelli raccolti da molte altre Nazioni che possono contare su maggiori atleti, maggiori impianti e maggiori risorse“.
E’ un punto di arrivo o punto di partenza?
“Conosciamo bene i problemi e le difficoltà da superare per ottenere risultati di questo tipo. Io mi auguro che certi exploit, e gli sforzi che ci stanno dietro, muovano investimenti per agevolare questo percorso e creare le premesse per nuove vittorie. Poter disporre di un impianto al coperto resta la priorità perché, al di là dell’ottimo lavoro che possiamo fare sul ghiaccio di Baselga di Pinè e di Collalbo, per riuscire a proseguire il lavoro anche negli altri periodi dell’anno dobbiamo andare all’estero e questo significa, oltre a un esborso economico significativo, anche una fatica per i ragazzi che devono stare per molto tempo lontanto da casa. La gestione psicologica degli atleti è un punto cruciale: soprattutto alla loro età è difficile chiedere loro di riunciare a grandissima parte della socialità e per lunghissimi periodi. Sono sacrifici che non tutti sono disposti a fare“.
Quali sono i piani per il prossimo quadriennio?
“Dobbiamo voltare pagina e concentrarci su un percorso che ha un traguardo importantissimo come le Olimpiadi in casa di Milano-Cortina. Il programma è decisamente ambizioso ma va varato ottenendo la piena disponibilità da parte degli atleti. Dobbiamo già sapere che le nuove leve non si costruiscono dall’oggi al domani e che i più maturi, dopo aver tirato a lungo la carretta, avrebbero bisogno di staccare un po’ la spina e allentare la tensione. Uso il condizionale perché il tema è riuscire a non perdere posizioni importanti per l’Italia in Coppa del Mondo: per farlo dobbiamo continuare a performare ad alto livello ma, senza un’ampia rosa di pattinatori, per farcela siamo costretti a chiedere altri sforzi ai nostri big. L’alternativa è lanciare i giovani, come già abbiamo iniziato a fare, ma di certo in termini di risultati corriamo dei rischi e questo dobbiamo saperlo perché un sano percorso di maturazione non si può forzare né accelerare più di tanto. Mi aspetto, come al solito, un grande contributo dalle società storiche del nostro pattinaggio“.
Si parla molto del passaggio degli atleti dalle rotelle al ghiaccio, come già avvenuto con successo in molti casi.
“Ho grande rispetto e considerazione per il lavoro della FISR e non è mia intenzione “sottrarre” atleti a nessuno. Quando ci sono rotellisti che si cimentano in gare sul ghiaccio e ottengono posizioni o tempi importanti è mio dovere, per il ruolo che ricopro, tenerli in considerazione. Certo, il passaggio al ghiaccio non è facile perché ogni ragazzo deve prendere coscienza che serve tanta motivazione e un cambio di mentalità per affrontare una disciplina estremamente tecnica come la pista lunga“.
I nostri big hanno ancora margine di miglioramento? E di che tipo?
“I margini di miglioramento ci sono sempre e, nella pista lunga, passano attraverso il perfezionamento costante e puntiglioso del gesto tecnico. Alcuni dei nostri campioni non sono più ragazzini ma il lavoro sulla tecnica porta benefici ad ogni età ed è un qualcosa su cui continueremo a concentrarci“.
Quale gruppo riparte da Formia e che tipo di lavoro andrete a fare in questo primo raduno?
“La nostra Nazionale Senior poggia sullo zoccolo duro costruito in questi anni. Tra gli atleti di interesse nazionale ci sono poi sia junior che si sono messi in evidenza nella scorsa stagione sia atleti che credo possano raggiungere il livello per aggregarsi con costanza alla Nazionale. A Formia ci sarà chi è disponibile in questo particolare periodo. Sarà importante e interessante capire lo stato di forma dei ragazzi: insieme faremo lavoro a secco e bici, allenamenti in palestra ma anche impostazioni di lavoro tecnico. Tutto propedeutico a quando, in luglio, andremo sul ghiaccio di Inzell, in Germania“.
Infine, quale è la direzione di questa disciplina a livello mondiale e guardando anche al futuro?
“Sono del parere che le tradizioni vadano difese, magari ammodernate ma non di certo buttate via. Non vorrei che si perdessero i 10.000 metri perché sono una gara dai grandi contenuti tecnici e tattici e che oggi, sotto i 13 minuti, non credo sia da ritenere eccessivamente lunga anche a livello di immagine e appeal. Per lo spettacolo serve trovare un compromesso tra le distanze classiche e i format più attrattivi: si potrebbe allungare la Mass Start, magari con più traguardi volanti o eliminazioni nel corso della prova, e sono favorevole alla staffetta, come già avviene nello short track“.