Figura, Matteo Rizzo: “Voglio continuare a crescere. Darò il 100% per raggiungere la finale di Torino”
Sereno e concentrato. A pochi giorni da Skate Canada – lui che sarà il primo italiano in stagione a calcare il ghiaccio di una tappa di ISU Grand Prix – Matteo Rizzo non lascia spazio ad ansie o paure. Solo la voglia di proseguire in un cammino ricco di soddisfazioni che da ormai due anni procede spedito. Due stagioni fa il titolo nazionale e il bronzo ai Mondiali Junior, nella scorsa lo splendido terzo posto agli Europei, l’oro alle Universiadi, il podio all’NHK Trophy e un quarto posto a Skate America. Un’escalation straordinaria costruita un passo alla volta. Ecco perché, nella settimana che apre la sua seconda stagione di Grand Prix, il talento 21enne delle Fiamme Azzurre guarda al futuro con ambizioni ma tenendo i piedi sempre ben piantati per terra.
Terzo al Lombardia Trophy, secondo al Nepela Memorial, primo allo Shanghai Trophy. Soddisfatto di questa primissima parte di stagione?
“Sì, sono abbastanza felice per il momento, per come mi sto allenando. Di uscita in uscita sono sin qui in stagione cresciuto sia fisicamente che in termini di piazzamento. Ecco, ora posso concentrarmi per andare a cercare il risultato anche se non nego che l’inserimento del secondo quadruplo mi stia, come naturale che sia, facendo faticare un po’ di più del previsto”.
Che impatto ha avuto sui tuoi programmi e sulla tua preparazione la partecipazione in estate al Summer Camp di Brian Orser?
“E’ stata una bella opportunità perché considero Brian un grandissimo allenatore così come l’intero parco atleti con cui lavora. Sono felice che mi abbia accettato e credo che questa esperienza si rivelerà di grande utilità anche sul lungo periodo: insieme abbiamo lavorato sulla tecnica di salto e sarò con lui anche in questi giorni di avvicinamento a Skate Canada”.
Si avvicinano per te due tappe di altissimo livello. Visti gli atleti in gara, quale è l’avversario che hai più voglia o che più ti incuriosisce sfidare?
“Il nostro è uno sport in cui si gareggia da soli contro tutti per cui la sfida non è mai individuale. Certo, non nego che gareggiare con Hanyu mi incuriosisce: quando mi è già capitato in carriera di farlo lui è sempre stato di un altro livello mentre ora, sebbene io non l’abbia di certo raggiunto, sento che il ritardo rispetto agli anni passati è diminuito e mentalmente questo aspetto, anche come approccio alla gara, mi dà stimoli ulteriori”.
Come è oggi il tuo grado di confidenza con i programmi e quanto pensi di poterli e volerli modificare.
“Il programma perfetto arriva sempre all’ultima gara della stagione e per arrivarci si viaggia su un filo molto sottile. Le variabili in gioco sono molteplici e quindi non posso che ritenermi in sviluppo, nel mezzo di questo percorso”.
Quale sarà la gestione dei salti quadrupli?
“Non penso di essere pronto per sfoderare fin da subito tutto quanto ho già in mente. Mi lascio del margine anche se poter disporre di due quadrupli diversi è un obiettivo importante e allo stesso tempo complesso. Per me questa stagione sarà un banco di prova importante”.
Quale è l’elemento tecnico su cui sei più cresciuto e quello su cui invece vuoi più migliorare.
“I due quadrupli sono al momento il meglio ed il peggio di me. Ho acquisito una maggiore confidenza con il quadruplo Rittberger, il nuovo salto di questa stagione che sta portando risultati, mentre al contrario mi preoccupa un po’ di più il quadruplo Toe-loop, anche se dicono sia normale quando ci si approcci a salti diversi”.
Hai vissuto il Mondiale di Milano due anni fa e sai dunque cosa significa gareggiare in casa. Che effetto fa sapere che la finale di Grand Prix si disputerà a Torino?
“Gareggiare in casa è spettacolare, si fa fatica a descrivere le emozioni che si provano. Non tutti hanno questa opportunità durante la loro carriera e per questo mi sento già fortunato ad aver partecipato a quel Mondiale nel 2017. La finale del Grand Prix è probabilmente la gara più difficile di tutte perché ci arrivano solo i sei migliori. Le possibilità di essere a Torino – voglio essere onesto – non sono molte, però ci proverò dando il 100% e anche di più”.
In definitiva quale è il grande obiettivo stagionale?
“Quest’anno non voglio puntare tanto a podi o medaglie ma concentrarmi sull’aspetto tecnico per portare a casa programmi con due o tre quadrupli. Credo sia una stagione fondamentale per l’avvicinamento alle prossime Olimpiadi e io voglio crescere senza perdere di vista il focus finale”.
Est od Ovest, dove il tuo fisico risponde meglio e smaltisce il fuso più velocemente?
“Preferisco gareggiare in Oriente. L’ho fatto più volte e mi sono trovato bene, invece lo scorso anno a Skate America ho avuto qualche difficoltà. Anche per questo stavolta sono partito un po’ prima e, soprattutto, adotterò qualche accorgimento rispetto all’ultima esperienza. E’ giusto provare ad imparare dagli errori del passato”.
Ogni atleta, e in particolare ogni pattinatore, ha i suoi riti scaramantici. Ce ne sveli almeno uno dei tuoi?
“Più che riti scaramantici ho un mio programma di cose da osservare e a cui tengo. Dovessi svelare qualcosa direi il riposino dopo pranzo, prima delle gare. Ecco, quello non toglietemelo mai, da qualunque parte del mondo mi trovi”.